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Lui & Lei

PER PEARL


di FREEALL
14.07.2016    |    2.247    |    10 9.6
"Poi, le avvicino una sedia e la invito a spogliarsi..."
Ho passato dei momenti malinconici e per alcuni mesi sono stato lontano dal sito. In questo frangente, le persone che ho conosciuto tramite A69, mi hanno dimostrato vicinanza e amicizia, al di là di ogni aspettativa se si considerano le finalità e i contenuti del sito. Ognuno, a modo loro, mi è stato d’aiuto. Per questo, ringrazio, con calore, gli amici per la loro squisita solidarietà. E ringrazio le amiche alle quali, considerato il particolare rapporto intercorso con loro, mi piacerebbe dedicare un racconto. Quello di seguito è uno di questi.


DEDICATO A PEARL

Sapevo che avevano già trascorso qualche giorno di vacanza nella mia terra, ma la mail che annunciava il loro ritorno dalle mie parti e che, soprattutto, manifestava il desiderio di conoscermi, mi aveva lasciato sorpreso, per non dire veramente stupito.
Nel mio profilo, dove dichiaro l'interesse per i racconti, non ho espresso la volontà di incontrare, almeno non in modo esplicito. Anche se, rileggendo adesso l'annuncio, mi rendo conto di non aver escluso questa ipotesi in modo assoluto.
E poi, incontrare una coppia! Che strana esperienza per me che prediligo, in ogni caso, un incontro con una donna: diretto, esclusivo, riservato. La curiosità, ma anche mille dubbi si rincorrono nella mia testa. Per un verso la cosa mi stimola e, nel contempo, mi frena il timore di non corrispondere alle loro aspettative, di non riuscire ad interpretare il ruolo di un abile compagno di giochi, senza contare la totale mancanza di riferimenti o d’indizi su quanto loro si attendono da me.
Leggo e rileggo il messaggio cercando di tranquillizzarmi. In fondo, mi dico, mi propongono un incontro conoscitivo, un approccio leggero, dove nulla può succedere se non voluto. Li conosco così poco che farò tesoro dei racconti di lei, della inclinazioni e degli interessi che la muovono, di quel poco che reperisco nei suoi interventi sui forum e di quello che i feedback mi possono far intravvedere.
Vorrei non essere scontato e banale, anche se mi rendo conto che l'unica cosa da fare è quella di tentare. Poi si vedrà. Io non ci sono abituato, ma forse loro sì: chissà quanto volte sarà toccato loro di fermarsi a un semplice caffè o magari di patire anche qualche delusione.
I giorni trascorrono lenti, in attesa del nostro appuntamento.
Poi, finalmente l'incontro, si avvera. Emozionato, li attendo nel luogo convenuto. Per ragioni di opportunità e di tempo mi è parsa la migliore soluzione, quella di trovarci in un caffè all'aperto, vicino a dove ho il mio studio.
Eccoli, sono puntuali e riesco a individuarli chiaramente, tra le poche persone che frequentano il caffè, in questo pomeriggio assolato.
I convenevoli sono ridotti al minimo, tanto che dopo qualche minuto mi sembra di conoscerli da tempo, tanta è l'affabilità e la cortesia che mi dimostrano. Non sono molto diversi da come li immaginavo, confrontandoli, nella mia mente, con le foto che corredano il loro profilo. Anche se, mi provoca una profonda emozione associare l'immagine di lei con lo sguardo profondo con cui adesso mi scruta.
Ci sediamo e ordiniamo da bere mentre la discussione, leggera e spontanea, tocca temi ben lontani dalla scabrosità del sito trasgressivo che ci fatti incontrare. D'altro canto, il nostro incontro ha lo scopo di farci conoscere e quindi trovo tutto ciò rassicurante e, a suo modo, appagante, per l'intesa che via via si sta instaurando, soprattutto con lei, riguardo a temi di comune interesse.
La discussione si sposta su argomenti che mi appassionano, come le arti figurative, suscitando in lei un vivo interesse che, progressivamente, ci coinvolge e lascia lui semplice spettatore dei nostri dialoghi.
Quello che ci porta a confrontarci e ad approfondire la discussione è l'eterna questione sulla finalità dell'arte: Ars gratia artis, come dicevano i latini, cioè arte per l'arte, fine a sé stessa, libera e svincolata da altri fini, oppure arte per la vita, arte come espressione di ideali e quale stimolo per la vita di ciascuno e di tutti? La cosa ci entusiasma, con argomentazioni e continui approfondimenti che, necessariamente, portano a galla esperienze ed emozioni che ciascuno di noi prova di fronte a un quadro, a un affresco, a una foto di rara bellezza.
Lui ci guarda stupiti, ammirato del nostro confronto e, allo stesso tempo, sconcertato per i rimandi, le affinità, le valutazioni che ci accomunano e ci accalorano.
Dopo qualche minuto decide di lasciarci discutere e di farsi un giro in centro, per godersi la città. Questa mossa inaspettata, questa situazione nuova e imprevista mi stuzzica e mi sprona a osare, a mettere in atto un desiderio che la conversazione mi ha fatto nascere nella testa e che mi pare possa avverarsi con lei.
Per questo chiedo a lui la possibilità di rimanere solo con lei per un breve periodo, proponendogli di incontrarci di nuovo, al caffè, dopo circa un'ora. Lui mi sorride e guarda lei in cerca di una conferma. Ricevuto l'assenso, m'impone però di non avvalersi della sua assenza ed io prometto, con entusiasmo, di non approfittare di lei. Rassicurato, si alza e si dilegua lasciandoci soli, seduti uno di fronte all'altra. L'intesa e la complicità ora mi paiono palpabili e le chiedo se le va di assecondare un mio desiderio "artistico", cercando di non svelare quanto mi piacerebbe provare con lei.
I suoi occhi sorridenti ora mi penetrano, cercando di capire cosa mi stia passando per la mente e se possa accettare la mia richiesta, considerata la scarsa conoscenza che ci lega. "Che intenderesti fare?" mi chiede curiosa, visibilmente desiderosa di capire meglio quale possa essere il suo coinvolgimento nelle mie fantasie.
"Visto che abbiamo parlato di arte" le rispondo, allungando la mano per toccare la sua con l'intento di voler stabilire un contatto, "mi piacerebbe realizzare con te una specie di racconto, oppure un paesaggio, un'opera d'arte, qualcosa di estemporaneo che non duri più del breve tempo che il tuo compagno ci ha concesso. Un qualcosa, però, che possa rimanere fissato nella memoria e, magari, essere immortalato in un'immagine fotografica, come un'icona a ricordo di questo incontro!".
Faccio cenno al gestore del bar che pagherò io il conto, più tardi, e senza darle il tempo di decidere, la invito ad alzarsi e a seguirmi, rassicurandola sul fatto che in qualsiasi momento potrà interrompere quello che stiamo facendo, qualora non fosse voluto e gradito anche da lei. Dal contatto con la sua mano avverto tutta la titubanza che la agita, ma cercando di vincere una comprensibile perplessità, la invito a salire da me.
La introduco nello studio e la faccio accomodare in una stanza, dove la luce zenitale proveniente da una finestra nel tetto, illumina un grande tavolo di legno e tutt'intorno, ripiani e scaffali su cui si trova numeroso materiale da lavoro: fogli e cartoni di varia foggia, matite colorate e carboncini, colle, tubetti o lattine di colore, bombolette spray, forbici e righelli, pennelli e nastro adesivo, e quanto serve per realizzare plastici e maquette, composizioni grafiche e allestimenti colorati.
La guardo, mentre in piedi osserva ogni dettaglio della stanza con l'aria divertita. Poi, le avvicino una sedia e la invito a spogliarsi. S'irrigidisce, mentre leggo nei suoi occhi un lieve imbarazzo, forse più per la situazione che per la richiesta. Con un tono della voce più suadente, rinnovo la mia richiesta: "Per favore, Pearl, ti spoglieresti per me?" "Devo mettermi nuda?" mi chiede di rimando, con un filo di voce. "Sì!" le confermo, "Mi piacerebbe averti nuda e disponibile, non per approfittare di te, ma per dipingere il tuo corpo con dei colori adatti al body painting. Vernici e polveri che ho acquistato tempo fa, ma che non ho mai usato. Vorrei farlo con te, adesso!".
La sua perplessità si scioglie in un sorriso, mentre incomincia a togliersi di dosso i vestiti leggeri che posa, con grazia e con ordine, sullo schienale della sedia. Io, intanto, cerco di mettere insieme l'occorrente per questa seduta speciale, senza distogliere lo sguardo da quell'intrigante spogliarello, inevitabilmente preso a rimirare il suo corpo che, poco alla volta, si svela in tutta la sua morbida femminilità.
Mi avvicino a lei di spalle e poggiate le mani sui suoi fianchi, la stringo a me per un lieve bacio sulla pelle. Inalo le note floreali del suo profumo, mischiato agli aromi della sua pelle e al suo odore di donna, che scatena in me il desiderio di approcci più intimi, di abbeverarmi alla fonte della sua femminilità. Ma non è questo il tempo, né ciò che ho promesso.
Le chiedo di stendersi sul tavolo dove ho predisposto un grande foglio di carta che isolerà il suo corpo da tutto il resto.
Con eleganza si appoggia al tavolo e poi si lascia aiutare da me per distendere il suo corpo. Le chiedo di rimanere immobile, coricata sulla schiena, con le braccia aperte e gli occhi chiusi. Una leggera pelle d'oca testimonia della tensione e delle emozioni che in questo momento sta vivendo, conseguenti all'abbandono del suo corpo tra le mie mani.
La rassicuro e l'accarezzo, sfiorando la sua pelle, mentre le giro intorno, estasiato e rapito dal sottile piacere di averla lì, nuda, a mia disposizione, eccitato da quella prorompente femminilità che la caratterizza, spaesato come di fronte a una tela immacolata, sulla quale si indugia a deporre un primo segno che sembra sporcarla.
Il tempo vola mentre io rimango incantato ad osservare ogni più piccolo dettaglio: i suoi capelli scuri, la pelle liscia e setosa, le dolci curve del corpo, i seni sodi e ben proporzionati, quell'intimità che si presenta glabra ai miei occhi. Lei sorride imbarazzata e mi chiede di cominciare.
Sì, certo, ma da dove? Prendo un barattolo contenente un colore denso, giallo luminoso, e lo spalmo con le mani sull'addome e sui fianchi, con movimenti lenti e sinuosi, come a voler costituire un fondo colorato, universale e ieratico come gli sfondi delle icone ortodosse o dei mosaici bizantini. Lei mi lascia fare, manifestando solo un po' di insofferenza quando induco sulla sua pelle, per determinati passaggi, un leggero solletico.
Poi intingo un tampone in un barattolo rosso carminio, che uso per tamponare il suo petto, per richiamare e sottolineare la presenza del cuore, quale tratto saliente del carattere e dell'indole di questa splendida donna.
Perché è proprio il cuore, la sua generosità e la sua benevolenza che avverto, con chiarezza, quali doti di fondo, nel rapporto, seppur virtuale, instaurato con lei.
Ecco, il cuore è disegnato come un sole rosso, che irradia vitalità ed energia sull'intera figura, ancora tutta da trattare. I seni, dolci colline che picchietto di verde, si stagliano sul busto, come propaggini boscose, ai margini di una fertile pianura caratterizzata dal giallo. Ad ogni passaggio racconto quello che sto facendo e quali immagini mi evocano le varie parti del corpo. Lei, rilassata, mi ascolta in silenzio.
Con un grande pennello a taglio squadrato, stendo sulle braccia uno sfondo di un verde chiarissimo, e poi, come rami frondosi, dipingo con piccoli tratti di verde più intenso quello che potrebbero essere delle foglie. Più folte sugli omeri e alla base del collo, a simulare boschi fitti di querce e castani, o distese di conifere che si espandono fino ai limiti delle nevi perenni.
Poi coloro di bianco il collo e il viso che, con un'analogia fin troppo facile, stanno a significare le vette innevate, da dove si scorgono le valli circostanti, da dove si domina il paesaggio, come una forma di conoscenza del mondo che ci circonda, di comprensione ma anche di superiorità verso realtà che da lì paiono piccole e inutilmente complesse.
Ricomincio dai piedi che, in contrasto con la testa, tratto con il blu intenso dei fondali marini, dove le unghie, smaltate di rosso, appaiono come coralli che si stagliano sulle profondità oceaniche.
Lei sembra godere di questa manipolazione del corpo, di questo continuo variare di tecniche pittoriche: a volte con pennelli larghi e compatti, a volte con spugnature leggere, o con pennelli sottili necessari per dipingere tratti filiformi e costanti, a volte con la stesura a mano di colori che sembrano soffici creme.
Quasi sopita, mi ascolta e lascia fare, ansiosa di vedere quale sarà l’esito finale di questa seduta. La rassicuro sulla non tossicità dei colori e sulla possibilità, una volta finito il trattamento, di fare una doccia che cancellerà ogni segno di colore dal suo corpo. Riprendo, dalle caviglie affusolate, con i toni del blu, che più su scolora, lasciando il posto all'azzurro e al verde smeraldo, come quello delle acque cristalline che lambiscono le coste e le spiagge assolate. È l'effetto del mare, della creatura marina che voglio riprodurre sulle gambe, richiamare il fascino della sirena, l'essenza della femminilità legata all'acqua. Picchietto di bianco la parte delle cosce, come se fosse la livrea dello squalo balena, creatura affascinate e innocua per l’uomo, che abita le profondità marine.
Ed ora l'ultimo tocco, quello che ho lasciato alla fine, timoroso di risultare impacciato o sgarbato: l'inguine, appunto! Prendo un pennello morbidissimo e lo intingo in un colore molto liquido che simuli la limpidezza dell'acqua, che rimandi alla presenza di una fonte, perché è quello l'ultimo tassello che manca sul suo corpo: la fonte della vita, la fonte della femminilità, la fonte del piacere. Appoggio delicatamente il pennello sul monte di Venere e con movimenti concentrici allago la sua intimità di acqua colorata. Avverto immediatamente che è cambiato il suo stato di quiete, che i seni si sollevano al ritmo di un respiro che si fa affannoso, che le mani si appoggiano con i palmi sul tavolo.
La osservo, senza smettere di lambire il suo sesso, con movimenti calmi e regolari.
Per un momento lei apre gli occhi e i nostri sguardi s'incrociano, s'interrogano, s'intendono. Poi li richiude e allarga leggermente le gambe, in segno di accettazione, di consenso alle mie attenzioni.
Concentro il mio sguardo sulla sua intimità, appoggio una mano sul pube mentre, con l'altra, tampono e sfioro le labbra e il clitoride con le morbide setole del pennello. È una meraviglia stare a guardarla, mentre il sesso si inturgidisce, si apre a questa inaspettata stimolazione, e lei mostra di gradire con lievi movimenti del bacino.
Continuando, non ho più bisogno di intingere il pennello che adesso s'inzuppa dei suoi umori, imperla un clitoride proteso in attesa di un orgasmo imminente, s'insinua tra le labbra, inumidisce anche l'ano. Poi, i movimenti lenti di lei diventano sussulti, il suo corpo freme e le gambe sono preda di un leggero tremore, la schiena s'inarca per assecondare questa insistente ma delicata masturbazione che la lascia senza fiato.
Non modifico il ritmo, non aggiungo altro al pennello, non forzo la pressione eppure l'intensità del piacere che lei sta provando s'innalza fino a quel grido strozzato in gola, fino allo spasmo che precede un orgasmo convulso, irrefrenabile, liquido. Trattengo con il pennello gli schizzi della sua vagina, mentre una pozza, un piccolo lago si diffonde sul tavolo e impregna la carta sotto di lei. Resto immobile per un lungo momento, poi allontano tutto dal tavolo e mentre lei si calma, le chiedo di non muoversi. Afferro il grande cavalletto e lo pongo, regolando la fotocamera, sopra il tavolo. Ora la luce è perfetta, l'immagine a fuoco e scatto. Una, due, dieci volte.
Mi avvicino a lei e non posso fare a meno di "stamparle" un piccolo bacio a fior di labbra. La invito ad alzarsi, perché l'ora che ci e stata concessa sta per finire. Le mostro il bagno con la doccia e le porgo un accappatoio morbido e pulito.
Intanto mi metto al computer e rielaboro le immagini per una prima stampa di prova. "Lancio" la stampa e poi vado a raccoglierla nel grande contenitore della stampante: sembra perfetta, bellissima ai miei occhi.
La sento uscire dalla doccia mentre mando in stampa un'altra immagine. Finalmente esce dal bagno in accappatoio e mi appare divertita, sorridente e rilassata, ma terribilmente intrigante ed eccitante.
Non trovo le parole per dirle quanto mi abbia emozionato, quanta complicità ed erotismo mi abbia comunicato, quanto abbia scombinato i miei sensi. Anche volendo, non ho il tempo di dirle niente perché il suo telefono squilla con insistenza. È lui che ci aspetta di sotto e reclama la sua presenza.
Io arrotolo la foto di grande formato e lei si veste in fretta e furia. Ci precipitiamo in strada e lo vediamo seduto al tavolo del bar.
"Allora" ci interroga sorridente, "avete deciso se l'Arte è per l'Arte o l'Arte è per la vita?".
Scambio uno sguardo complice con lei, mentre gli rispondo: "Noi, avremmo concluso che la cosa migliore è l'Arte per l’amore! L'amore per le cose belle, per la vita, per il mondo che ci circonda, per le cose che ci emozionano e ci fanno stare bene, per le persone che ci toccano il cuore!".
Poi gli mostro la foto della sua donna, distesa e policroma, come un quadro impressionista, come una carta geografica, come un puzzle di mille colori, come un paesaggio che si estende dal profondo dei mari fino alle vette dei monti.
Scoppiamo a ridere tutti e tre e intanto io conto, osservando la faccia di lui, quanto tempo impiegherà, guardando la foto, ad accorgersi del grande lago che si espande tra le gambe di lei.



Avvertenza:
Il racconto è di pura fantasia. I ringraziamenti a te, PEARL, sono invece assolutamente veri.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
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